Granta by Aa Vv

Granta by Aa Vv

autore:Aa Vv [AA VV]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788899958183
editore: Wordbridge Edizioni
pubblicato: 2021-05-15T00:00:00+00:00


All’inizio di dicembre, Gabriel chiuse uno dei suoi resoconti in modo insolito. Mi invitava a una festa che Karina, sua cara amica, aveva intenzione di organizzare per celebrare l’arrivo dell’elettricità in casa sua. Ormai abituato alle notti buie, pensai di rifiutare l’invito, ma finii per farmi convincere da un’informazione che avevo dimenticato fino a quel momento: la nostra amica aveva studiato architettura. Forse parlando con lei avrei potuto chiarire la provenienza delle enigmatiche carte che avevo involontariamente ereditato. Così accettai.

Ore dopo, entrando in casa della nostra amica, mi sembrò di addentrarmi in una delle strutture da sogno di Krautherimer. Mi ricordai che la casa era stata abbandonata per più di un decennio, durante il quale era stata un covo di drogati, finché Karina e due architetti della facoltà avevano deciso di ristrutturarla. Avevano senza dubbio fatto un lavoro eccezionale, ma il fascino della casa poggiava in gran parte sulle tracce che rimanevano del suo passato più ignobile. Era strano, pensai, vederla così, illuminata, piena di gente, come se non fosse successo niente: né l’abbandono, né la droga, né la catastrofe. Ovviamente, ero io quello che si sbagliava: se eravamo lì, era per festeggiare il fatto che almeno uno di noi stesse finalmente vincendo la battaglia contro la tormenta. Ma non potevo fare a meno di sentire che in qualche modo la festa era una pura finzione di intimità. L’uragano ci aveva lasciati senza tetto, abbandonando i nostri segreti in balia degli elementi. Per paura di apparire poco solidale, non condivisi i miei pensieri con nessuno. Preferii abbandonarmi alla festa e alle birre miracolosamente fredde, finché, passata mezzanotte, trovai Karina sola, a fumare sul balcone. Mi avvicinai lentamente e, dopo i saluti iniziali, osai chiedergli se per caso avesse sentito parlare di un architetto austriaco di nome Arno Krautherimer. Ancora oggi ricordo l’ampiezza del suo sorriso nella notte illuminata.

Ricordo di aver pensato allora che era stato quel sorriso – con una perfetta miscela di malizia, ironia e disinvoltura – ad attrarmi a lei dieci anni prima. C’era rimasto poco in me, riflettei, di quel ragazzo. La vidi ridere, fare un gesto ambiguo e scomparire nella folla che ancora popolava la casa. Tornò dopo un minuto con due libri. Ne mise uno accanto al posacenere e aprì l’altro a una pagina che aveva segnato con l’indice.

«Ecco qua», disse, mentre sorrideva di nuovo. Sotto la fotografia di un uomo con le sopracciglia folte e i baffi abbondanti trovai il nome del mio architetto. Il suo sguardo era più giocoso di quanto avessi immaginato e i suoi capelli scuri contraddicevano l’immagine che mi ero fatto di lui, di europeo dai capelli biondi perso ai tropici. «Portateli via, ormai io li conosco a memoria» disse. E senza chiedermi altre spiegazioni, senza nemmeno darmi altri dettagli, scomparve di nuovo tra la folla. Non la vidi più quella sera. Tornai a casa verso l’una, portando con me i due libri in cui, forse a causa dell’alcol, forse a causa della festa, sentivo che avrei trovato la chiave per sbloccare il mondo ermetico in cui ero entrato appena tre settimane prima.



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